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Leonardo da Vinci - Scritti letterari
fien quelli che per causa delle bovine corna moriranno
di dolente morte.
123. DE CRISTIANI. Molti, che tengon la fede del figlio-
lo, e sol fan templi nel nome della madre.
124. DEL CIBO STATO ANIMATO. Gran parte de corpi
animati passerà pe corpi degli altri animali; cioè, le case
disabitate passeran in pezzi per le case abitate, dando a
quelle un [u]tile, e portando con seco i sua danni.
Quest è, cioè: la vita dell omo si fa delle cose mangiate,
le quali portan con seco la parte dell omo ch è morta.
125. DELLI OMINI CHE DORMAN NELL ASSE D ALBERO.
Li omini dormiranno e mangeranno e abiteranno infra li
alberi, nati nelle selve e campagne.
126. DEL SOGNARE. Alli omini parrà vedere nel cielo
nove ruine, parrà in quello levarsi a volo e di quello fug-
gire con paura le fiamme, che di lui discendano, sentiran
parlare li animali di qualunche sorte il linguaggio uma-
no, scorreranno immediate colla lor persona in diverse
parte del mondo sanza moto, vedranno nelle tenebre
grandissimi sprendori. O maraviglia delle umane spezie,
qual frenesia t ha sì condotto? Parlerai cogli animali di
qualunche spezie e quelli con teco in linguaggio umano,
vedra ti cadere di grande alture sanza tuo danno, i tor-
renti t accompagneranno
127. DELLE FORMICHE. Molti popoli fien quelli che na-
sconderan sé e sua figlioli [e] vettovaglie dentro alle
oscure caverne; e lì, nelli lochi tenebrosi, ciberan sé e
sua famiglia per molti mesi, sanza altro lume accidentale
o naturale.
128. DELL APE. E a molti altri saran tolte le munizioni
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e lor cibi, e crudelmente da gente sanza ragione saranno
sommerse o annegate. O giustizia di Dio, perché non ti
desti a vedere così malmenare e tua creati?
129. DELLE PECORE, VACCHE, CAPRE E SIMILI. A innu-
merabili saran tolti e loro piccoli figlioli, e quelli scanna-
ti e crudelissimamente squartati.
130. DELLE NOCI E ULIVE E GHIANDE E CASTAGNE E SI-
MILI. Molti figlioli da dispietate bastonate fien tolti delle
propie braccia delle lor madri e gittati in terra e poi lace-
rati.
131. DE FANCIULLI CHE STANNO LEGATI NELLE FASCE.
O città marine! io veggo in voi i vostri cittadini, così
femmine come maschi, essere istrettamente dei forti le-
gami colle braccia e gambe esser legati da gente che non
intenderanno i vostri linguaggi, e sol vi potrete isfogare
li vostri dolori e perduta libertà mediante i lagrimosi
pianti e li sospiri e lamentazione infra voi medesimi, ché
chi vi lega non v intenderà, né voi loro intenderete.
132. DELLE GATTE CHE MANGIANO E TOPI. A voi, città
dell Africa, si vedrà i vostri nati essere squarciati nelle
propie case da crudelissimi e rapaci animali del paese
vostro.
133. DELLI ASINI BASTONATI. O natura instaccurata,
perché ti se fatta parziale, facendoti ai tua figli d alcuni
pietosa e benigna madre, ad altri crudelissima e dispie-
tata matrigna? Io veggo i tua figlioli esser dati in altrui
servitù sanza mai benifizio alcuno; e in loco di remune-
razione de fatti benifizi, esser pagati di grandissimi mar-
tiri; e spender sempre la lor vita in benifizio del suo ma-
lefattore.
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134. DIVISIONE DELLA PROFEZIA. Prima delle cose de-
gli animali razionali, seconda delli inrazionali, terza delle
piante, quarta delle cirimonie, quinta de costumi, sesta
delli casi ovvero editti ovver quistioni, settima de casi
che non possono stare in natura, come dire: «di quella
cosa quanto più ne levi, più cresce», e riserva i gran casi
inverso il fine e deboli dal principio, e mostra prima e
mali e poi le punizioni; ottava delle cose filosofiche.
135. DE LI UFFIZI, FUNERALI E PROCISSIONI E LUMI E
CAMPANE E COMPAGNIA Agli omini sarà fatti grandissimi
onori e pompe sanza lor saputa.
136. DEL COMUNE. Un meschino sarà soiato, ch essi
soiatori sempre fien sua ingannatori e rubatori e assassi-
ni d esso meschino.
137. LA PERCUSSIONE DELLA SPERA DEL SOLE. Apparirà
cosa che, chi la crederrà coprire, sarà coperto da lei.
138. DE DANARI E ORO. Uscirà delle cavernose spelon-
che chi farà con sudore affaticare tutti i popoli del mon-
do, con grandi affanni, ansietà, sudori, per essere aiutato
da lui.
139. DELLA PAURA DELLA POVERTÀ. La malvagia e spa-
ventevole darà di sé tanto timore appresso a delli omini,
che quasi come matti, credendo fuggirla, accorreranno
con veloce moto le sua ismisurate forze.
140. DEL CONSIGLIO. E colui che sarà più necessario a
chi arà bisogno di lui, sarà isconosciuto, e cognosciuto,
più sprezzato.
141. DE PROFEZIA. Tutti li strolagi saran castrati.
Cioè i galletti.
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142. Io dirò una parola o due o dieci o più, come a me
piace, e voglio in quel tempo che più di mille persone in
quel medesimo tempo dichino quella medesima, cioè
che immediate dichino quello che me, e non vedranno
me, né sentiranno quello che io mi dica.
Queste fieno l ore da te annumerate, che quando tu di-
rai una, tutti quelli, che come te annumerano l ore, dicano
il medesimo numero che tu in quel medesimo tempo.
143. DELLE BISCE PORTATE DALLE CICOGNE. Vedrassi
in grandissima altezza dell aria lunghissimi serpe com-
battere colli uccelli.
144. DELLE BOMBARDE CH ESCAN DELLA FOSSA E DELLA
FORMA. Uscirà di sotto terra chi con ispaventevoli grida
stordirà i circustanti vicini, e col suo fiato farà morire li
omini e ruinare le città e castella.
145. Sarà annegato chi fa lume al culto divino.
Le ape che fanno la cera delle candele.
146. I morti usciranno di sotto terra e co loro fieri
movimenti cacceranno del mondo innumerabili creature
umane.
Il ferro uscito di sotto terra è morto, e se ne fa l arme
che ha morti [t]anti omini.
147. Le grandissime montagne, ancora che sieno re-
mote de marini liti, scacceranno il mare del suo sito.
Questi sono li fiumi che portano le terre da lor levate
dalle montagne e le scaricano a marini liti e, dove entra la
terra, si fugge il mare.
148. L acqua caduta de nugoli muterà in modo sua
natura, che sopra le spiagge de monti si fermerà per
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lungo spazio di tempo sanza fare alcun moto. E questo
accaderà in molte e diverse provincie.
La neve che fiocca, che è acqua.
149. I gran sassi de monti gitteran foco tale, che bru-
ceranno il legname di molte e grandissime selve e molte
fiere salvatiche e dimestiche.
La pietra del fucile che fa foco, che consuma tutte le so-
me de le legne, con che si disfa le selve, e cocerassi con es-
so la carne delle bestie.
150. O quanti grandi edifizi fieno ruinati per causa del
foco!
Dal foco delle bombarde.
151. I boi fieno in gran parte causa delle ruine delle
città e similmente cav[a]gli e bufoli.
Tira[n] le bombarde.
152. Molte fien quelle che cresceran nelle lor ruine.
La palla della neve rotolando sopra la neve.
153. Molta turba fie quella che, dimenticando loro es-
sere e nome, staran come morti sopra le spoglie de li al-
tri morti.
Il dormire sopra le piume dell uccelli.
154. Vedrassi le parte orientali discorrere nell occi-
dentale, le meridionale in settantrione, così avviluppan-
dosi per l universo con gran strepido, furore e tremore.
Il vento d oriente che scorrerà in ponente.
155. I razzi solari accenderanno il foco in terra, colli
quale s infocherà ciò ch è sotto il cielo, e ripercossi nel
suo impedimento ritorneranno in basso.
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Lo specchio cavo accende il foco, col quale si scalda il [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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