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l anime. Ma tutte queste cose, facendoci noi fedelmente
lo segno della croce, incontanente dispariscono. Dopo
questo incominciano a dire le cose future, eziandio vere,
apparendo trasfigurati in angioli buoni, acciocchè all ul-
timo possano la misera anima inlaqueare per alcuna fal-
sitade; e se in questo sono conosciuti e scherniti, soglio-
ni chiamare in loro aiuto lo prencipe maggiore, lo quale
apparendo in forma orribile e laidissima, secondochè io
l ho già veduto, con gli occhi ardenti, uscendogli grande
fiamma di bocca e dalle nari, e co capelli sparti dall uno
lato e dall altro, secondochè Iob lo descrive, e io lo vidi,
suole molto spaventare li monaci; e così, terribile appa-
rendo, e grandi minacce facendo, e grandi cose promet-
tendo, molti ne inganna. Ma noi nè in sue promesse spe-
rare, nè sue minacce temere dobbiamo, perocchè
sempre mentendo, ci procura d ingannare. Ma non è da
temere, perocchè Dio non gli permette che ci divori, an-
zi per divina virtù è da noi sconfitto e schernito. Ecco
che ora non mi può vietare il parlare contro a sè e disco-
prire li suoi agguati, e imperò è da spregiare, o promet-
ta, o minacci, o quantunque apparisca rilucente o laido,
perocchè veggiamo che, segnandosi l uomo e raccoman-
dandosi a Dio, incontanente dispare. Sogliono anche al-
cuna fiata venire visibili e cantare salmi e dire altre sante
parole, e spesse volte leggendo noi, quasi all ultimo ri-
spondere come i nostri chierici. Alcuna volta, per farci
diventare indiscreti, ci svegliano e invitano a orazione
per torreci il sonno di tutta la notte e farci attediare; e al-
cune fiate prendendo forma e abito di santissimi mona-
ci, procurano d inducere l anime al primo errore e di
confonderle, a memoria riducendo li loro peccati occul-
ti, e rimproverando loro. Se per questo modo non pos-
sono vincere lo monaco, facendolo disperare, brigansi
Letteratura italiana Einaudi 31
Domenico Cavalca - Le vite di S.S. Padri
d ingannarlo per indiscreto fervore, incitandolo a tanto
vegghiare, digiunare e orare che il corpo ne infermi, e
l anima ne diventi accidiosa e torni addietro. Ma vera-
mente è da farvi beffe di loro minacce e di loro ammae-
stramenti, perocchè, come detto è, sempre ci procurano
d ingannare, e però, prendendo forma simile a noi, in-
duconci ad alcuna spezie di virtù, per farci cadere in al-
cun vizio nascosto. E che non dobbiamo credere loro,
quantunque paia che c inducano a bene e rivelinci alcu-
na verità, ci dà ammaestramento Cristo, del quale si leg-
ge nel Vangelio che, gridando alcuni demonii, li quali
egli cacciava da alquanti invasati da loro, e dicendo co-
me egli era Figliuolo di Dio, impose loro silenzio, e non
gli lasciò parlare, pognamo che bene dicessero la verità;
per dare a noi ammaestramento che nulla verità dobbia-
mo da lui voler sapere, perocchè dopo molte veritadi so-
gliono inlacciare l uomo in alcuna falsitade. Non vuole
essere adunque che sia loro creduto eziandio la verità,
nè intesi i loro ammaestramenti, quantunque buoni, ac-
ciocchè se gli uomini incominciassero a dare loro fede
nel bene e nella verità non credessero poi loro eziandio
la falsitade. Molto son vari gli altri ingegni che l nimico
tiene in noi tentare, de quali tutti dire sarebbe troppo
lungo. Spesse volte si transfigurano in diverse forme,
parlano spesso coi frati, fanno romore e strepito disusa-
to, prendono la mano al monaco, e fanno risa stolte e al-
tri atti diversi, acciocchè in qualunque modo possano
l anima perturbare o impedire o scandalizzare. E se in
tutte queste cose saranno da noi cacciati e scherniti, so-
gliono lamentarsi e piangere dolorosamente. In questi
dunque cotali casi abbiamo pur a tacere, e abbiamgli
vinti. Se c inducono a digiunare, non ci tegnamo a loro
consiglio, nè mutiamo il modo nostro, nè l usanza e
l ammonizioni de nostri maestri e padri delle Sante
Scritture; e se eziandio danno vista di venirci a uccidere,
non sono da temere, ma da schernire, perocchè nulla fa-
Letteratura italiana Einaudi 32
Domenico Cavalca - Le vite di S.S. Padri
re ci possono, se non quanto permetta loro Iddio, lo
quale, prendendo carne da noi per la sua caritade, e lui
ha molto debilitato, e noi confortati: per la qual cosa lo
loro odio è maggiore contra di noi. Conciossiacosachè la
loro mala volontà contra di noi sia grande, non restereb-
bero mai di tentarci, e di tirare allo inferno, se la loro
potenzia per Cristo non fosse rifrenata e debilitata; chè
chiaramente vedete che egli non può vietarmi, nè impe-
dirmi che io ora contra di lui non parli e scuopra le sue
malizie. In ciò anche che egli prende varie forme e orri-
bili per noi spaventare mostra che egli non può nulla;
che se egli avesse la potenzia come egli ha il volere per-
verso, nulla virtù umana gli potrebbe resistere, e non gli
sarebbe bisogno di prendere altre forme terribili, o cer-
care altre fallacie, ma per propria potenza compierebbe
lo suo desiderio di noi: chè veggiamo che gli angioli
buoni, nelli giudicii che fanno in terra per comanda-
mento di Dio, non cercano aiuto d altra creatura, secon-
dochè possiamo provare in quello angiolo lo quale, se-
condo che si legge nel libro de Re, per propria potenzia
senza altro aiuto, se non quello di Dio, in una notte su-
bitamente uccise cent ottantacinque migliaia di uomini
dell oste di Senacherib, lo quale assediava Ierusalem. Le
demonia dunque, pognamo che abbiano da sè la mala
volontà, non hanno contra di noi potenzia, se non quan-
to Iddio loro permette, secondo che si mostra in Iob, lo
quale non potè toccare nè in avere, nè in persona, se non
poichè ebbe da Dio la licenzia; e non solamente Iob tri-
bolare, ma eziandio ne porci non poterono intrare sen-
za licenzia di Cristo, secondochè narra il Vangelio. Se
dunque li porci non possono toccare, se non di licenzia
di Cristo, quanto maggiormente non tocchernano l uo-
mo, lo quale è fatto all immagine di Dio e dal suo sangue
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